Il mondo della tecnologia ha un’ossessione ricorrente: ogni nuovo dispositivo deve essere per forza un prodotto “rivoluzionario”, destinato a cambiare il mondo e a rendere irrilevante ciò che c’era prima. Per riuscirci, però, c’è bisogno della mitologica killer feature, ovvero di quella funzione talmente potente da farci pensare e dire “niente sarà più come prima”.
Spoiler: negli smart glasses questa killer feature non esiste ancora... e forse non esisterà mai.
Partiamo dai Ray-Ban Meta: prodotto bellissimo, design ben progettato, UX curata, tecnologia matura, prezzo in linea con l’offerta.
Li indossi, fai “wow” e poi vivi la tua solita routine quotidiana. A fine giornata ti rendi conto che hai fatto esattamente le stesse cose di ieri, del giorno prima e di quello prima ancora. Hai solo indossato un paio di occhiali più smart, ma senza di loro sarebbe stato tutto identico.
Non per mancanza di qualità, perché il prodotto c’è, bensì per mancanza di necessità. Gli smart glasses sono come gli smartwatch: li desideri, li provi, li acquisti, li usi… ma non ti cambiano la vita.
Questa è la prima verità da accettare, se vogliamo capire il futuro di questi dispositivi.

Conversazioni tradotte in tempo reale, mappe che compaiono davanti agli occhi, video POV perfetti, AR che ti guida mentre cucini o aggiusti il sifone. Sì, tutto fighissimo.
Ma nessuna di queste attività è in grado di trasformare gli smart glasses in un nuovo smartphone, per un semplice motivo: non risolvono un problema universale, né migliorano significativamente i modi “tradizionali “ di risolvere gli stessi problemi.
Le Big Tech inseguono il “prodotto per tutti” ma se pensiamo agli ultimi prodotti universali e rivoluzionari (TV, Internet e iPhone) non è un traguardo facile da egugliare.



Mentre il settore continua a immaginare il futuro, Amazon ha deciso di lavorare sul presente e ha presentato gli Amazon’s Delivery Glasses mettendoli in mano – anzi, in faccia – a chi ha una reale necessità di averli: i corrieri.
Questi occhiali fanno esattamente ciò che serve a loro:
C’è un altro plus: sono leggerissimi, la batteria è nel gilet e dura un’intera giornata di lavoro. Zero estetica, zero hype, zero fronzoli: solo un workflow che finalmente non richiede più un palmare che pesa mezzo chilo.
È questo il segreto: Amazon non ha cercato la FUNZIONE perfetta, ha trovato lo SCENARIO perfetto. Uno scenario in cui le funzioni degli smart glasses sono calate sui bisogni degli utilizzatori.
Se sei curioso di vedere gli occhiali in funzione, questo è il link ufficiale di Amazon.
La differenza tra feature e scenario è la stessa differenza che passa tra qualcosa di “cool” e qualcosa di “utile”.
Una killer feature è un colpo di genio, brillante e affascinante ma spesso irraggiungibile. Un killer scenario è un contesto in cui quell’oggetto diventa inevitabile e non perché è futuristico, ma perché è la scelta migliore.
Amazon lo ha capito e ha fatto centro: mentre tutti provano a creare “l’iPhone del viso”, i suoi smart glasses risolvono i problemi di una determinata categoria di persone.

Gli smart glasses non conquisteranno il mondo in un colpo solo, ma potrebbero conquistare settori specifici nel tempo:
Non perché sono “cool”, ma perché, in certi contesti, sono semplicemente la soluzione migliore.
Il futuro degli smart glasses non è un grande pubblico: è una serie di piccoli pubblici, potentissimi.
Se stiamo qui in attesa della funzione magica che farà esplodere il mercato degli smart glasse... beh, aspetteremo ancora a lungo. Se invece iniziamo a cercare i contesti in cui questi dispositivi potrebbero diventare indispensabili, allora sì che abbiamo qualcosa su cui progettare.
La domanda da porsi, quindi, non è: “Cosa possono fare gli smart glasses?”
La domanda vera è: “In quale scenario le caratteristiche degli smart glasses li rendono fondamentali?”
Perché l’innovazione non nasce nella feature perfetta, bensì dall’utilità perfetta.
Tra i due litiganti il terzo (che è pur sempre Meta)... non gode, in questo momento.
Gli Oakley Meta Vanguard puntano su una nicchia ben precisa: gli sportivi. È una scelta sensata ma non sufficiente, perché gli smart glasses neanche in questo caso risolvono un problema reale dell’allenamento, non cambiano davvero la pratica – e la visione – di chi si allena ogni giorno.

Come GoPro: ha reso epico e “indossabile” ciò che già si faceva, ma non ha cambiato il comportamento di fondo. La maggior parte delle persone non fa downhill estremo o salta da precipizi in wingsuit ogni weekend. Le action cam sono perfette per esperienze esclusive ed eccezionali, non per l’uso quotidiano.
GoPro ha puntato su un pubblico fedele, ma con un comportamento d’acquisto raro. Risultato? Vendite stagnanti.
Gli Oakley rischiano lo stesso destino: diventare il gadget premium che si usa, ma che in realtà non serve davvero. E quando un prodotto resta confinato nella categoria “posso anche farne a meno” si ritrova a essere un gadget – per quanto bello e performante – che semplicemente ne sostituisce un altro.
Noi la vediamo così... anche senza smart glasses!
