3.9.2025

Design Sprint: correre veloce non significa arrivare ovunque

Nel mondo del design, c’è un concetto che torna come un tormentone estivo: Design Sprint. Viene spesso considerato la panacea che risolve tutti i problemi di tempo, budget e prodotto. Peccato che, nella realtà, le cose siano un po’ più complesse di quello che sembrano.

Il Design Sprint è un metodo sviluppato da Google Ventures per aiutare i team a risolvere sfide complesse e testare soluzioni in tempi rapidi, solitamente in quattro-cinque giorni. È un processo strutturato, che alterna momenti di analisi, ideazione, prototipazione e test con utenti reali. C’è chi lo paragona a una “maratona di design”, anche se – per la nostra esperienza – assomiglia più a una staffetta 4x100: ognuno corre il proprio tratto, ma il successo finale dipende dallo sprint di tutti.

Design Sprint, by Jake Knapp

Quando ha senso usarlo (e quando no)

Il Design Sprint dà il meglio di sé nelle fasi iniziali di un progetto, quando non è ancora chiara la direzione da prendere e serve ridurre l’incertezza. È particolarmente utile:

  • all’avvio di un nuovo prodotto o servizio;
  • quando bisogna scegliere tra più idee valide ma non validate;
  • per sbloccare progetti fermi in loop infiniti di discussioni;
  • in contesti dove le decisioni devono essere rapide e condivise da più stakeholder.

Se invece il progetto è già in pieno sviluppo, con specifiche chiuse e la roadmap ben definita, un Design Sprint rischia solo di far perdere tempo e creare confusione. È una bussola, non un motore.

Non è una formula magica... e nemmeno rigida

Il Design Sprint “classico” si articola in 5 fasi:

  1. Understand – Allineare il team e definire la sfida.
  2. Sketch – Generare idee e soluzioni possibili.
  3. Decide – Scegliere quale direzione seguire.
  4. Prototype – Creare una versione rapida e testabile.
  5. Test – Validare con utenti reali e raccogliere feedback.

Ma ecco il punto: non è un dogma. Si può adattare la durata alle proprie esigenze, mescolare tra loro i passaggi, accorciare o approfondire le fasi in base al progetto e alla disponibilità del team. A volte basta un mini-sprint di due giorni, altre volte ha senso diluire le attività in più settimane. Quello che conta non è seguire il manuale alla lettera, ma mantenere lo spirito dello sprint: concentrazione, collaborazione e velocità decisionale.

Cosa non è (e non fa) il Design Sprint

  • Non è un acceleratore universale capace di bypassare limitazioni di risorse.
  • Non trasforma prassi sbagliate in successi immediati.
  • Non sostituisce mesi di ricerca, preparazione, team building e sviluppo.

Far passare l’idea che basti un fine settimana – per quanto il weekend possa essere lungo – per realizzare un prodotto “fatto e finito” è sbagliato: è un po’ come credere di poter cuocere una pizza napoletana in cinque minuti in microonde e pretendere che esca pure con il cornicione croccante.

A cosa serve davvero

Ok, non è una formula magica e non sostituisce mesi di lavoro, ma il Design Sprint qualcosa di utile lo fa eccome. Ecco i suoi veri punti di forza: 

  • Chiarire la sfida – Prima di lanciarsi, bisogna capire qual è il problema da risolvere. Spoiler: spesso non è ciò che si pensava.
  • Filtrare le idee – Non servono centinaia di slide, ma poche buone proposte da testare subito.
  • Stimolare la collaborazione cross-team – Marketing, sviluppo, UX, strategia: tutti seduti attorno allo stesso tavolo, spesso scoprono che fino a quel momento stavano parlando lingue diverse.
  • Accelerare le decisioni – Non è sprint di sviluppo, ma di orientamento. In altre parole, serve a trovare una direzione condivisa, non a implementarla in 72 ore.

5 miti da sfatare sul Design Sprint

  1. “In cinque giorni hai un prodotto pronto” → No! Hai un prototipo testabile e indicazioni chiare, non la versione finale del prodotto.
  2. “È un metodo economico” → No! Richiede tempo, persone e preparazione. Non è gratis e nemmeno light.
  3. “Funziona sempre e ovunque” → No! Se il problema non è ben definito o il team non è coinvolto, sarà un flop.
  4. “Non serve esperienza per farlo” → No! Senza facilitazione né competenze adeguate, rischia di diventare un workshop confusionario.
  5. “Sostituisce la ricerca utenti” → No! Accelera la decisione, ma non sostituisce un processo di ricerca approfondito.

In sintesi

Il Design Sprint non è magia: è uno strumento potente di allineamento e co-creazione, utile per testare rapidamente concetti – non per sostituire un processo strutturato di sviluppo.

Se usato con consapevolezza e competenza, può far davvero risparmiare tempo e risorse orientando il team. Se approcciato con aspettative irrealistiche, ci fa correre velocissimi… ma nella direzione sbagliata!

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